Dopo un periodo in cui si erano raggiunti importanti traguardi riguardo alla riduzione della plastica monouso, l’emergenza ancora in corso ha portato a un incremento dell’usa e getta.
Una scelta legata alla sicurezza dei cittadini, non solo per quanto riguarda mascherine e guanti, ma anche per il packaging.
Ciò che è importante è non tornare indietro vanificando i risultati raggiunti: dal punto di vista ambientale infatti, il problema della plastica è ancora presente e rischia di compromettere il nostro futuro.
Il ritorno alla plastica monouso
Il lockdown ha rappresentato una serie di opportunità dal punto di vista ambientale. Al rallentamento dell’attività produttiva e degli spostamenti degli individui è corrisposta infatti una diminuzione delle emissioni.
Gli imballaggi
Non parliamo però solamente di guanti, camici e mascherine. Le misure di contenimento del contagio sono state solamente una parte del problema.
Nel corso del lockdown si è verificato un boom nell’utilizzo degli imballaggi in plastica monouso. E se da una parte aiutano a ridurre il rischio di contagio, ciò a cui non si è prestato attenzione è il loro impatto negativo sull’ambiente.
Cosa è successo dal punto di vista dei consumi
In primo luogo si è verificato un incremento dell’uso di mascherine chirurgiche e dei guanti monouso. Sono fondamentali per la nostra protezione, ma hanno generato un aumento dei rifiuti non riciclabili, dovuto anche al fatto che non è stato previsto un loro piano di recupero.
Coi ristoranti chiusi e l’impossibilità di uscire se non per questioni di necessità, si è fatto largo uso di cibo confezionato e d’asporto. Di conseguenza, i rifiuti da imballaggio sono aumentati.
Anche il commercio online ha avuto un incremento: le merci vengono avvolte in vari strati per proteggerle dagli urti, strati però composti da materiali non facilmente riciclabili.
Tutto questo ha portato il sistema di riciclo a un momento di crisi: senza industrie a richiedere la plastica riciclata, o senza la possibilità di esportare gli scarti a causa delle frontiere chiuse, le nostre aree di stoccaggio hanno spesso raggiunto il loro limite di capienza, rendendo difficile la gestione.
Perché è importante non tornare indietro
Il problema è ormai chiaro: se non si interviene con rapidità, i volumi degli scarti attuali aumenteranno in maniera esponenziale entro il 2050, peggiorando la già grave emergenza ambientale e climatica.
Ora che l’industria è ripartita la situazione va migliorando, ma va comunque
monitorato il sistema. Per garantire la sicurezza e la migliore qualità della
vita, lo sviluppo sostenibile e l’economia circolare sono la strada
migliore da percorrere.
Cosa possiamo fare
Ciò che possiamo fare è approfittare della crisi per adattarci al cambiamento, modificando le nostre abitudini evitando così di peggiorare il nostro impatto ambientale. Questo come cittadini, ma anche come imprese.
Ad esempio, lavandoci spesso le mani e utilizzando i gel igienizzanti non avremo bisogno di utilizzare i guanti laddove non sia strettamente necessario: evitiamo inoltre di abbandonare le mascherine nell’ambiente, utilizzando se possibile alternative riutilizzabili.
Per quanto riguarda gli imballaggi in particolare, bisogna ricordare che non garantiscono l’assenza del rischio di contaminazione, di qualsiasi materiale si tratti. È importante però sottolineare che i disinfettanti sono efficaci per le superfici e per i contenitori riutilizzabili, sia per uso industriale che domestico.
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