Esiste un solo pianeta Terra, in cui nulla deve essere sprecato. Per questo è necessario sempre più che si diffonda un modello di produzione e consumo orientato ad estendere il ciclo di vita dei prodotti, riducendo i rifiuti e portando vantaggi all’ambiente, all’uomo e all’economia.
Stiamo parlando di economia circolare: i Governi mondiali si stanno muovendo con azioni concrete per estenderne i benefici in tutti i territori, ma non basta. Bisogna creare cultura e spingere anche gli investitori in questa direzione, imponendo standard ambientali e regole etico-sociali che mirino al cambiamento.
Il quadro europeo
La transizione verso un sistema economico sostenibile è una parte indispensabile della nuova strategia industriale europea.
Riguardo alla plastica in particolare, per ridurne l’inquinamento e contribuire ad un suo uso sostenibile, si va delineando una politica per il reperimento, l’etichettatura ed il riciclo, riducendo l’utilizzo di materie prime e andando sempre più verso il riuso.
I punti chiave del Piano d’azione per l’economia circolare
Il 10 marzo 2020 è stato presentato un aggiornamento del piano di azione per l’economia circolare. La Commissione annuncia diversi punti chiave, tra cui:
- La progettazione circolare dei prodotti, dando priorità alla riduzione e al riutilizzo e rafforzando la responsabilità del produttore.
- Il diritto alla riparazione, contrastando l’obsolescenza programmatica e le pratiche di Green washing.
- L’introduzione di un sistema di certificazione e reporting, in modo da agevolare i sottoprodotti nell’industria.
- Un modello di raccolta differenziata coordinato a livello europeo.
- Nuove misure per migliorare la sostenibilità del settore alimentare, soprattutto riguardo il packaging dei prodotti.
- Una proposta di revisionare la Direttiva sugli imballaggi e sui rifiuti da imballaggio, allo scopo di prevenire la generazione dei rifiuti.
Il Green Deal
La circolarità è un prerequisito per la neutralità climatica. Per questo tra le misure strategiche più rilevanti, a dicembre 2019 la Commissione europea ha promosso il Green Deal: un’opportunità per aderire a un nuovo modello di sviluppo che consenta all’Europa di divenire il primo continente a neutralità climatica entro il 2050. Questo rafforzerà da un lato la competitività dell’industria, promuovendo una produzione sostenibile e rispettosa dell’ambiente e assicurando la transizione ecologica e socialmente equa.
L’economia circolare in Italia
Anche in Italia negli ultimi anni è sempre più presente nel dibattito pubblico il concetto di sostenibilità: un insieme di comportamenti e decisioni orientate a salvaguardare le risorse limitate e al tempo stesso il benessere delle generazioni presenti e future, generando un circolo virtuoso. Ciò che fa fatica a diffondersi è però proprio il concetto di economia circolare.
Il rapporto sull’economia circolare in Italia promosso dal Circular Economy Network ed Enea fa emergere come a livello nazionale la legge di bilancio abbia previsto delle misure per aderire al Green New Deal, tra cui:
- Il Piano Industria 4.0, ponendo maggiore attenzione alla sostenibilità, favorendo investimenti Green delle imprese nell’ambito dell’economia circolare.
- Il MISE, un fondo per la crescita sostenibile destinato a progetti di ricerca e sviluppo nell’ambito dell’economia circolare. Questi fondi serviranno ad erogare agevolazioni connesse a investimenti innovativi di piccole e medie imprese nelle regioni meno sviluppate, in modo da favorire la transizione verso la circolarità.
- Il Decreto crescita ha previsto poi una serie di agevolazioni per incentivare riutilizzo e riciclo di imballaggi, ma anche l’acquisto di prodotti da riciclo e da riuso, disincentivando i prodotti in plastica monouso.
Siamo tra le prime 5 economie più circolari d’Europa
Per questo motivo dal Rapporto emerge che l’Italia è ai primi 5 posti in Europa per quanto riguarda l’indice di circolarità: il valore attribuito al grado di utilizzo efficiente delle risorse, basato su produzione, consumo, gestione dei rifiuti, mercato delle materie prime seconde, investimenti ed occupazione.
Ma stiamo rallentando, e la ragione di questo è dovuta alla riduzione degli investimenti destinati all’avanzamento tecnologico, iniziata già prima dell’emergenza Coronavirus, che si ripercuote su occupazione ed innovazione.
Anche a livello strategico mancano una strategia nazionale e il Piano di azione per l’economia circolare italiano, che potrebbero essere una via di uscita ai danni economici e sociali prodotti dall’epidemia in corso.
Le prospettive sono cariche di ottimismo: la pandemia non deve frenare la lotta sul clima, mentre l’economia circolare potrebbe divenire proprio il motore di questa ripresa.