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By 3 Maggio 2021Luglio 28th, 2022No Comments

Lotta ai cambiamenti climatici: il terzo rapporto sull’economia circolare

Evitare i disastri climatici rispettando gli impegni fissati per il 2050 è possibile, ma solo se si intraprende la strada della circolarità.

La pandemia non deve frenare questo progresso: e proprio in un’annata così complessa a causa del Covid-19, l’Italia rimane al primo posto in Europa per l’economia circolare.

I dati arrivano dal terzo rapporto del Circular Economy Network: uno degli appuntamenti più significativi in tema di sostenibilità, la cui analisi riconferma si il nostro Paese ai primi posti, soprattutto per quanto riguarda il riciclo.

Il focus sulla lotta ai cambiamenti climatici

Non esiste una transizione ecologica senza economia circolare. Per questo il report quest’anno si concentra sul suo contributo rispetto alla lotta ai cambiamenti climatici.

Molti sono gli studi che sottolineano quanto sia importante questo nuovo modello economico per l’abbattimento delle emissioni: raddoppiando la circolarità dall’8,6% al 17%, si potrebbero tagliare ben 22,8 miliardi di tonnellate di gas serra.

Come abbattere le emissioni di gas serra

La Commissione europea ha recentemente varato il secondo Piano d’azione per l’economia circolare. Il modello classico, lineare, non rende possibile infatti raggiungere la neutralità climatica tanto auspicata.

Per abbattere le emissioni di gas serra è necessario:

  • ridurre l’utilizzo delle risorse, diminuendo la quantità di materie prime utilizzate attraverso il design ecologico e la promozione di comportamenti di consumo sostenibili.
  • Prolungare l’utilizzo delle risorse, ottimizzando l’uso e aumentando la vita dei prodotti.
  • Utilizzare materie prime rigenerative, sostituendo i combustibili fossili e non rinnovabili con energia e materiali rinnovabili.
  • Riutilizzare le risorse, riciclando e reimpiegando le materie prime seconde.

Le misure di circolarità per la plastica

Secondo il rapporto, uno dei settori in cui potremmo fare di più è la plastica.
Negli ultimi anni la sua produzione è cresciuta di 20 volte, arrivando a rappresentare un terzo dell’industria chimica.
Quello che non sempre traspare è che generare una tonnellata di plastica provoca 2,5tCO2: 2,5 tonnellate di carbonio rilasciato nell’atmosfera, che possono aumentare a seconda di come viene trattata a fine vita. Se smaltita nelle discariche ad esempio si decompone lentamente e il rilascio è graduale, mentre se viene bruciata il suo rilascio è immediato e massiccio.

Riciclare la plastica consentirebbe di ridurre fino al 90% le sue emissioni, rispetto a quelle dovute alla produzione di nuova plastica, trasformandosi in uno dei modelli più attrattivi dell’economia globale.

Abbiamo una grande sfida di fronte: attuare il piano nazionale di ripresa e resilienza, il programma di investimenti che l’Italia deve presentare all’Europa il 30 aprile nell’ambito della Next Generation EU (strumento per rispondere alla crisi provocata dal Covid-19), rafforzando le misure per l’economia circolare e assegnandole un ruolo strategico.